UN POPOLO, UNA STORIA, UNA LINGUA, UNA BANDIERA   

La "soluzione finale" che la sinistra sta portando avanti con tanta determinazione ha un obiettivo ben preciso:

UN POPOLO (l'italiano), UNA STORIA (tutti figli di Roma), UNA LINGUA (l'italiano), UNA BANDIERA (il tricolore).

Una logica che ricorda drammaticamente, altri programmi, altri sistemi totalitari ai quali Roma si sta sinistramente avvicinando, con metodi meno violenti e spettacolari, non certo meno subdoli e pericolosi, metodi che cercano di assestare il colpo decisivo per la realizzazione del grande obiettivo risorgimentale, il "fare gli italiani".

Alla politica massificante di Roma e delle sinistre bisogna rispondere ribadendo che all'interno dello Stato italiano esistono decine di popoli, decine di lingue, decine di storie, decine di bandiere.

Un patrimonio di lingue, costumi, tradizioni, culture, civiltà che è stato vergognosamente e scandalosamente distrutto, annullato, pianificato, sacrificato sull'altare di Roma capitale.

Ci si rende conto che nel 1861, quando fu compiuto il primo censimento nel Regno d'Italia "gli italofoni (cioè coloro in grado di esprimersi in italiano) erano, fatta eccezione di Roma e della Toscana l'otto per mille della popolazione, vale a dire 160.000 individui dispersi in una massa di 20 milioni di abitanti". (Tullio De Mauro - Storia linguistica dell'Italia unita)?

Ci si rende conto di quale processo di sradicamento violento è stato fatto nei confronti di quel 99,2% (novantanovevirgoladuepercento!!!) che non parlava italiano?

Ci si rende conto che dopo cinquant'anni c'è un articolo della Costituzione che è rimasto lettera morta?

L'articolo 6 sancisce "La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche": a tutt'oggi non esiste traccia di questa tutela; è un caso se una delle più avanzate leggi regionali in questo senso "Promozione delle minoranze etniche e linguistiche del Veneto" (L.R. n. 73 del 23/12/94) porti la firma di un leghista, la mia?

E' mai possibile che in un paese dove tutti si dicono europeisti convinti non venga ratificata la "Carta europea delle lingue regionali o minoritarie" approvata dal Consiglio d'Europa il 5/11/1992 e sottoscritta da diversi paesi europei?

Ci si rende conto che qui viene messo in discussione il diritto di continuare ad essere veneti, che addirittura si vuol mettere in discussione il concetto di "popolo veneto" (quando lo stesso autorevolissimo Sabatino Moscati sosteneva che:

"Se c'è una regione dell'Italia antica nella quale sia evidente la coincidenza di popolo, di cultura e di territorio questa è il Veneto.

............. tutto coincide: il popolo dei Veneti, la cultura che da loro prende il nome, il territorio che è sostanzialmente lo stesso ancora oggi"

E allora diffondiamo la nostra bandiera veneta, parliamo la nostra lingua veneta, riappropriamoci della nostra storia e della nostra identità: chi è cosciente della propria identità, e si batte per difenderla, finisce inevitabilmente per conoscere, apprezzare e difendere anche le caratteristiche e le peculiarità di chi lo circonda, finisce per capire che tutte le regioni, che tutti i popoli presenti all'interno dello stato italiano hanno un patrimonio di storia, di cultura, di civiltà da conoscere, da apprezzare, da difendere.

E concludo con alcuni passi del catalano Raimon di straordinaria intensità e attualità:

"Ti rendi conto, amico
da molti anni ormai,
ci nascondono la nostra storia,
dicono che noi non ne abbiamo;
che la nostra storia è la loro storia,
ti rendi conto, amico......

Ti rendi conto, amico
non voglion sentir ragioni,
usano la forza,
ti rendi conto, amico ...

Ti rendi conto, amico,
che bisogna uscire in strada,
tutti insieme, il più possibile,
se non vogliamo perdere tutto......"

Ettore Beggiato

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