“Il
recente ventennale di Alpe Adria, celebrato il 28 novembre scorso, ha posto
(forse sarebbe il caso di dire ‘riproposto’) con forza l’attenzione su
quello che dovrebbe essere nel futuro il ruolo di Alpe Adria stessa, e di
conseguenza, i rapporti con gli Stati europei e la UE.
Vale la pena considerare che una realtà nata
dall’intuizione e dal coraggio dei nove proponenti di 20 anni fa, si
compone attualmente di 17 Regioni d’Europa più due membri ‘osservatori’,
per una popolazione totale di oltre 40 milioni di abitanti. Questo la dice
lunga sia sulla portata dell’iniziativa, ampliatesi in tale misura; sia
sulla necessità che le regioni europee coinvolte evidentemente
attribuiscono a questo strumento; sia infine alla denominazione stessa di
‘Regioni d’Europa’, a testimonianza di quello che molti osservatori
internazionali intuiscono essere il possibile e quasi doveroso futuro
assetto istituzionale del Vecchio Continente.
In effetti, le osservazioni sopra esposte
avevano già prodotto adeguata riflessione oltre tre anni fa, quando per mia
iniziativa si era svolto un meeting internazionale su un tema che credo sia
oggi il caso di riproporre con energia: ovvero, il Progetto di Euroregione
Alto Adriatica.
Già nel marzo del 1995, presenti autorità
istituzionali del Veneto, del Friuli, delle contee Istria e Litoraneo
Montana, dei sindaci delle principali città presenti sul territorio veneto,
friulano e istriano, si era convenuto sulla ipotesi di un’Euroregione che
avrebbe trovato nella omogeneità economica, ma anche nella comune
esperienza storica, la spinta aggregante di tutti i soggetti facenti parte
di Alpe Adria. Progetto che ebbe all’epoca enorme risalto, tanto da essere
citato anche dal Times.
Ebbene, quel primo passo verso un disegno
futuribile di Alpe Adria che tutti oggi, almeno a parole, auspicano, è
rimasto però anche l’unico. Visto invece che sono tutti d’accordo nel
dovere rivitalizzare Alpe Adria, agendo nella concretizzazione di tanti
progetti; visto che rimane tuttavia una sorta di ‘resistenza’ a livello
europeo, sul modo in cui considerare Alpe Adria; quello che a mio giudizio
si deve rilanciare è proprio il progetto, nato tre anni fa, di una
Euroregione Alto Adriatica, che rappresenti interlocutore unico per la
stesura, la gestione e l’appoggio ai finanziamenti europei nella
realizzazione di accordi, cooperazioni interregionali e progetti comuni.
Rispetto a tre anni vi sono state inoltre delle
evoluzioni. L’Unione Europea sta affrontando il nodo della europeizzazione
dei Paesi dell’est, e in tale contesto l’esempio e l’azione di una
Euroregione come Alpe Adria può avere un alto valore propedeutico in
termini di transizione, di strumenti operativi e di sostegno.
Non si tratta peraltro di una novità in senso
assoluto. L’Europa ha già visto l’esperienza concreta di altre realtà
divenute ‘euroregioni’. Parliamo dell’Euregio Rhein-Waal, che aggrega
alcuni territori olandesi e tedeschi; o la Euregio Egrensis, costituita tra
città ceche dei Sudeti e città tedesche dell’Alta Franconia e del
Palatinato; e citiamo infine l’esempio, che interessa da vicino la
Croazia, del dibattito aperto sulla creazione dell’Euroregione
Danubio-Drava-Sava, comprendente regio-ni ungheresi, croate e bosniache.
Nel caso specifico di Alpe Adria va per di più
valutato con particolare considerazione lo scenario socio-economico, a tutto
vantaggio dell’Unione europea stessa, che potrebbe prefigurarsi per l’Euroregione
in questione, che ‘godrebbe’, per così dire, del traino di un Veneto già
polmone economico di questa parte d’Europa.
In conclusione, le premesse per considerare con
attenzione la possibilità di tornare a discutere di Alpe Adria come di una
regione Europea, ci sono; il momento sembra quanto mai opportuno per tornare
a parlarne, pena il rischio di privare Alpe Adria stessa della sua forza
vitale.
La parola adesso, dovrà tornare nelle sedi
istituzionali, dove forse, si vorrà cogliere con maggior prontezza e minore
disaffezione un segnale lanciato ben tre anni orsono.